Chirurgia protesica del pene: il diritto alla salute sessuale

CHIRURGIA PROTESICA DEL PENE: IL DIRITTO ALLA SALUTE SESSUALE

Le protesi peniene sono costituite da due cilindri che vengono inseriti nei due cilindri naturali del pene: i “corpi cavernosi”

07/01/2016 · Autore Dott. Federico Dehò

I diritti fondamentali dell’individuo comprendono il diritto alla salute sessuale e l’essere liberi da patologie organiche, malattie e deficit che interferiscano con la funzione sessuale e riproduttiva. OMS 1974
Nella quotidianità terapeutica l’approccio al paziente è per gradi, si comincia prima con terapie farmacologiche (Cialis, Viagra, Levitra), si passa poi alla iniezioni intracavernose di farmaci che stimolano l’erezione (prostaglandine), e infine se tutto questo non ha dato i risultati attesi l’ultima opzione è il posizionamento di una protesi peniena. Nel 30% degli uomini affetti da disfunzione erettile nonostante la terapia farmacologica non si riescono ad ottenere i risultati sperati in termini di qualità dell’erezione; in genere si tratta di pazienti diabetici, con ipertensione, fumatori, con alti livelli di colesterolo o trigliceridi o uomini che sono stati sottoposti a chirurgia per tumore di prostata, vescica, ano-retto.
Oggi infatti grazie alle protesi peniene si può affermare che praticamente il 100% dei problemi di erezione può avere una soluzione, e brillante. Purtroppo molti uomini non conoscono l’esistenza della protesi peniena e spesso anche medici non specialisti non ne parlano ai propri pazienti, privandoli della possibilità di un’opzione terapeutica, riconosciuta valida a livello mondiale.

Le protesi peniene sono costituite da due cilindri che vengono inseriti nei due cilindri naturali del pene: i “corpi cavernosi”.
I dispositivi possono essere suddivisi, sulla base dei criteri costruttivi e di funzionamento, in due grandi categorie: non-idraulici ed idraulici.
Le protesi non-idrauliche, anche dette semirigide, comprendono le protesi soffici, le malleabili e le meccaniche (ormai poco utilizzate).
Le protesi idrauliche si suddividono in base al criterio di progettazione e realizzazione del meccanismo di gonfiaggio in modelli monocomponenti (non più utilizzati), a due componenti e a tre componenti.

Protesi non idrauliche
Le protesi non-idrauliche sono un tipo di protesi che conferiscono una rigidità costante a chi la usa ed è chirurgicamente più facile da posizionare (l’intervento dura all’incirca 35 minuti), ma, poiché non hanno il sistema idraulico l’unico svantaggio è che non è possibile tenere il pene a “riposo” perché l’erezione è costante, problema facilmente risolvibile posizionando l’organo verso il basso. È consentita una buona percentuale di malleabilità, e adottando dei boxer elasticizzati che trattengano il pene nella posizione desiderata, con un normale pantalone la visibilità è completamente eliminata, chiaramente sono da evitare i jeans attillati.
Le protesi malleabili e meccaniche sono entrambe costituite da un corpo siliconico con al proprio interno una struttura di sostegno modellabile, il paziente può posizionare il pene in qualsiasi direzione mediante una semplice flessione dell’impianto protesico, simulando così l’erezione e la detumescenza. Il modello malleabile è realizzato con un’anima di fili in acciaio o argento intrecciati o disposti a spirale, estremamente duttile. Il modello meccanico ha invece all’interno del corpo siliconico una struttura longitudinale costituita da segmenti in polietilene mantenuti articolati tra loro da un cavo in acciaio con molla e rivestiti da politetrafluoroetilene. I vantaggi delle protesi malleabili sono, oltre alla facile gestione da parte del paziente, una bassissima percentuale di rottura, una buona capacità penetrativa e costi relativamente contenuti.
Gli svantaggi sono la non perfetta simulazione della detumescenza e la mancata sensazione soggettiva dell’erezione. Le protesi semirigide si compongono di un paio di “bacchette” cilindriche malleabili che si impiantano all’interno dei due corpi cavernosi. La funzione di questi impianti è di fornire un sostegno centrale ai corpi cavernosi per mantenerne la rigidità durante l’erezione; il loro impiego è vantaggioso poiché simulano bene la rigidità naturale, non necessitano di attivazione, è praticamente impossibile la loro rottura ed hanno costi relativamente bassi associati a tempi operatori estremamente ridotti. Gli unici svantaggi sono rappresentati dalla mancata dissimulazione; il pene appare sempre della massima lunghezza ed anche in mancanza di erezione è semiorizzontale.

Protesi idrauliche
Per sopperire a questi disagi si preferisce impiantare le protesi idrauliche, di gran lunga le più usate. Esse si distinguono in bi e tri-componenti.
Le prime sono composte da due cilindri gonfiabili che si inseriscono all’interno dei due corpi cavernosi e da una pompa–serbatoio sistemata nello scroto.
Le tricomponenti hanno in più un serbatoio più grande che si inserisce nell’addome, nello spazio pre-vescicale. Queste ultime sono da preferirsi poiché offrono il miglior risultato sia dal punto di vista estetico che funzionale, offrendo una perfetta dissimulazione sia a pene eretto che flaccido, anche in virtù del fatto che l’impianto avviene attraverso una piccola incisione scrotale o sovrapubica perfettamente mimetizzata.
Nelle protesi idrauliche sia esse bi che tricomponenti, l’erezione meccanica avviene mediante la attivazione della pompetta, posta nello scroto, che convoglia il liquido (soluzione fisiologica) dal serbatoio nei cilindri posti nei due corpi cavernosi che quindi si irrigidiscono e tali rimangono fino alla loro detumescenza attivata schiacciando una micro valvola posta sulla pompa stessa.


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